Sabino Ventura – Alchimie e contaminazioni

Osservando le intense, suggestive realizzazioni messe a punto con sensibilità artistica, gusto per le scoperte e le contaminazioni, e soprattutto infinita tenacia e pazienza da Sabino Ventura nella prestigiosa fornace di Alviero Moretti che cuoce la splendida produzione dell’Antica Deruta, avendo ancora negli occhi le tragiche immagini che hanno segnato l’inizio del nuovo Millennio e che testimoniano le cicliche crisi di follia dell’uomo, ci viene da pensare che travolti dall’angoscia del disastro, soggetti alla sindrome della scatola nera, ciò che abbiamo smarrito è proprio la testimonianza dell’intervento dell’uomo, quel tocco dolce e leggero, simile al soffio emozionante in grado di trasmettere la vita.
Allora, osservando l’impiego dei nuovi materiali, oppure di quelli della tradizione proprio come il vetro e la ceramica, utilizzati però da Ventura in modo completamente nuovo, davvero creativo, ci rendiamo conto che posti di fronte ad essi cambiamo le regole del gioco, non siamo più soggetti del consumo distratto a cui ci ha allenato lo zapping e le persone, finalmente, diventano di nuovo visibili.
Sabino Ventura, anche ad osservarlo per la prima volta mentre lavora negli spazi dell’Antica ci conferma immediatamente di non essere un individuo che crea per alimentare la sua fama, per la propria autoglorificazione, è invece un personaggio che si avvicina molto all’artista completo, totale, perché capace di impiegare gli strumenti più diversi. I tratti salienti delle sue singolari contaminazioni sembrano essere proprio quelle di un artista che sa anche essere artigiano, nel momento in cui non separa il lavoro della mente da quello della mano, attraverso un processo circolare che ti porta da un’idea di disegno, ad un esperimento, da un esperimento alla sua realizzazione e dall’opera ti riporta di nuovo all’idea, in un processo circolare che ti parla dell’arte.
Mario Pisani
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