Panichi Roberto

Biografia
Cuneo, 1937
Roberto Panichi nasce a Cuneo da genitori d’origine toscana. Dopo un breve soggiorno a Parma ed in Versilia si stabilisce a Firenze. Laureato in Lettere Antiche all’Università di Firenze, si afferma come storico e teorico dell’arte. Contemporaneamente comincia ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Firenze e di Macerata. Inizia a dipingere a trent’anni. Inizialmente si rifà ai pittori rinascimentali, ma poi entra in contatto con il mondo dei pittori contemporanei stringendo una forte amicizia e collaborazione con Hans Jakob Staude – suocero dello scrittore Tiziano Terzani – che dura fino alla scomparsa dell’artista tedesco nel 1974.
Nel 1960 entra in contatto con Primo Conti, pittore, compositore e scrittore fiorentino.
Nel 1965 incontra il pittore Pietro Annigoni che lo incoraggia e visita la sua prima mostra.
Dal 1969 Panichi espone e viaggia in tutta Italia e in Europa. Particolarmente importanti sono il periodo olandese ad Amsterdam, e le presenze in Germania e in Svizzera.
Negli anni settanta stila il Manifesto dell’Espressionismo simbolico formale, e comincia a frequentare diversi pittori italiani, come ad esempio Renato Guttuso, e lo scultore Giacomo Manzù. Comincia ad attrarre seriamente l’attenzione della critica.
Nel 1987 il William Benton Museum of Art di Storrs del Connecticut organizza, su indicazione dell’italianista Glauco Cambon, l’esposizione ispirata alla Divina Commedia già allestita a Palazzo Corsini di Firenze l’anno prima acquisendo l’intera raccolta di treantacinque tempere grasse su carta, nominando Panichi membro onorario del museo.
Nel 2000 è presente, sempre negli Stati Uniti all’Esposizione Internazionale di Miami. Nel frattempo le sue opere vengono esposte a Los Angeles, Chicago, all’Alexander of Florence Gallery in California, oltre che all’Esposizione Internazionale di Miami su iniziativa della galleria Ghelfi.
Nel 2002 ha luogo la sua personale ‘Roberto Panichi: ciò che resta dell’avvenire’, a Villa San Carlo Borromeo, Milano.
Nel 2009 espone nella personale ‘Destrutturazioni. La persistenza della forma’, presso la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, a Firenze.
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